"Brevi note sull'arte manuale e quella digitale"
(da un intervento sulla m.l. "arti-party")
Io non ho perso il gusto di un bel quadro a olio, o della morbidità di un marmo. Sono comunque opere che richiedono e inducono un percorso di affinamento espressivo e percettivo sia nell'autore che nel fruitore. Va però detto che questo tipo di operatività non può più essere considerato pertinente alla sfera dell'arte pura.
L'introduzione della prospettiva sferica e della "luce plasmabile" fino agli esiti finali del processo creativo (cioé fino all'opera manifestata), ha concettualmente spostato tutte le arti che si avvalgono della modificazione plastica della materia nell'area dell'artigianato artistico; non lo dico per disprezzo, tutt'altro, l'artigianato di buon livello mantiene inalterate tutte le qualità e i valori di cui è stato ed è vettore. Non esce però dalle pastoie in cui è sempre stato avvolto, che sono poi le pastoie della sua materialità.
La resistenza che incontrano le nuove opere d'arte fra i mercanti a gli appassionati sono legate principalmente alla perdità di materialità. Tieni presente che il mercato dell' "arte" contemporaneo ha ampiamente dimostrato e propagandato il suo disinteresse per quello che l'arte veramente è (uno stato dell'essere) puntando invece sull'oggetto materiale in sé e per sé. In un paradosso allucinante hanno costruito sistemi sull'assunto che un'opera è d' "arte" solo in misura in cui sia mercificabile e mercificata.
Un anacoluto in assioma fondante che ha portato larghe parti di potenziali intellettuali verso la confusione e la schizofrenia, mentre sviluppava un mercato di collezionisti fatto non di fini intenditori ma fondamentalmente di speculatori e feticisti.
L'opera d'arte fatta solo di numeri e di luce, e in grado di passare quasi istantaneamente dallo stato di latenza a quello di immagine otticamente visibile ha indubbiamente realizzato un'utopia vecchia di almeno 3000 anni, compiamo in questi nostri tempi un salto evolutivo nella storia della rappresentazione e della conoscenza dello spazio di cui penso possiamo a buon diritto andare entusiasti e fieri. Ma come ogni onore anche questo porta i suoi oneri e tra questi ritengo ci sia quello di plasmare culturalmente un mondo sulle nuove misure dell'arte, e data la situazione attuale credo che questo plasmare sia in gran parte un costruire. Penso che cercar di proporre oggi le opere digitali ai galleristi ordinari sia un po' come se Lucio Fontana avesse tentato di esporre le sue opere dagli antiquari degli anni sessanta...
Penso anche d'altro canto che sia mistificatorio e avvilente proporre al mercato le stampe da digitale come opere d'arte. Al massimo queste sono valutabili come arte applicata: grafica, pubblicità e purtroppo anche demagogia sono il loro ambiente d'utilizzo. Anche vedo possibile (come è sempre stato) il loro interagire a livello progettuale con oggetti d'alto artigianato. Volerle però nobilitare non sarebbe altro che ribaltare l'anacoluto di cui sopra...Umberto Sartory
artista - Venezia (Italia)